disegno

Qui si parla del DISEGNO come mezzo della progettazione, come atto creativo. In realtà ogni disegno, anche il più banale è in qualche misura un atto creativo in quanto comporta una selezione e un giudizio sui segni che poi man mano appaiono sulla carta.

La radice della natura creativa del DISEGNO sta nella sua capacità di rendere visibile ciò che è invisibile, dare forma fisica ad un indefinito abbozzo di forma che esiste nella mente. Con questa trasformazione una idea di forma diviene comunicabile ad altri, ma anche al suo autore, e si fissa perciò in una sua oggettività.

Può così iniziare , nel momento in cui l’intenzione esce dalla mente e si fissa sulla carta,quel processo circolare tra mente, mano, occhio, mente  che dopo l’affiorare di una prima idea, favorisce l’affinamento di quella forma mediante la capacità di combinarsi con altre forme e di articolarsi in un sistema complesso.

Il DISEGNO è in prima istanza un processo di selezione: Tra tutte le  figure che si presentano più o meno formate alla mente viene selezionata quella che più corrisponde alle intenzioni e questa sovrintende ai successivi sviluppi. Il DISEGNO quindi comporta poi un atto critico: la forma viene plasmata, fino a corrispondere più fedelmente alla intenzione (o in casi estremi scartata).

Così descritto il ciclo appare meccanicamente legato ad una immagine di pensiero deterministico. Per fortuna le cose sono molto  più complesse. Interviene, anzi ne è parte fondante il fatto che il DISEGNO è un gioco di improvvisazione, nel quale le regole vengono scritte durante lo svolgimento di questo. Nella circolarità mente-mano-occhio-mente ognuno di questi elementi può entrare autonomamente, determinando arresti, capovolgimenti, blocchi o improvvisi liberi sviluppi nelle più varie direzioni.

Questo ciclo avviene però in un ambiente preesistente che non è né arbitrario né casuale. ed è quello che si è formato  dalle esperienze precedenti, selezionata dalla pratica acquisita col tempo e l’esercizio, ed è quella che spazia da forme mentali astratte, che chiamiamo “mondo poetico dell’autore”, a un corredo di regole interne pressoché costanti abitualmente ricondotte  a categorie quali “stile” o “maniera”, a loro volta riconducibili a categorie quali “ductus grafico” o “tavolozza”.

Per il giovane architetto è assai utile analizzare i disegni dal vero dei carnet di viaggio dei  Maestri. In essi appare evidente il processo di selezione degli elementi della realtà, che a differenza do quanto si diceva a proposito del disegno di progetto  è qui fisica e non mentale. Le Corbusier  appunta le impressioni della visita a Villa Adriana e quei veloci schizzi  sono un progetto lecorbusiano , vi si trovano cioè selezionati dal continuum naturale tutti gli elementi del suo percorso progettuale. Il rapporto edificio-ambiente naturale, la semplificazione delle forme, i rapporti di scala, ecc. Kahn riesce a ricondurre  alla propria geometria di elementare stereometria non solo le ovvie vedute egiziane delle piramidi, ma anche la sua visione di Piazza S. Pietro. Aalto è più interessato al rapporto tra architettura e ambiente naturale: a Delfi egli sembra affermare che il manufatto architettonico ha senso solo in quanto è parte della natura circostante.

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