luogo / paesaggio

Come il concetto di (vedi→) CAMPO riguarda le relazioni all’interno della delimitazione stabilita, così il concetto di LUOGO riguarda le relazioni esterne ad esso. LUOGO è area fisica, ma anche mentale (culturale e storica), illimitata e multiforme, dai confini sfumati alla quale si riconoscono ( o si attribuiscono) alcune caratteristiche peculiari che la differenziano dal suo esterno, e la relazionano, per similitudine o differenza  con altri luoghi.  È definito per differenza dal suo intorno e perciò è concetto centralizzante dove le sue qualità sono differentemente distribuite tra centro e periferia. Anche se è in continua trasformazione nel tempo è concetto immobile, cristallizzato nel momento fenomenico in cui viene definito. LUOGO non definisce nessuna relazione con chi lo abita e lo sperimenta.

PAESAGGIO  nel suo significato più esteso è la qualità che chi lo sperimenta attribuisce al LUOGO. È quindi entità psichica-emozionale e perciò soggettiva. Ciò non esclude che molte persone possano individuare in un LUOGO  un PAESAGGIO con caratteristiche simili per tutti. Tutti gli abitanti stabili di un LUOGO fanno riferimento ad un PAESAGGIO più o meno comune.

PAESAGGIO può essere un LUOGO vergine mai toccato dall’uomo, o una città, dove i segni umani hanno preso il sopravvento sui segni naturali, con tutte le variazioni possibili entro questa bipolarità, ma anche LUOGO fantastico, immaginazione letteraria o figurativa, riferita o no ad un luogo fisico esistente. PAESAGGIO è quindi quanto viene riconosciuto della sedimentazione su un LUOGO fisico di segni umani, in relazione al sentire umano.

Nel concetto di PAESAGGIO  si riconosce la stretta fusione di caratteristiche fisico-geografiche con caratteristiche culturali, prodotte cioè dall’uso e dalle modificazioni operate nel tempo dagli abitanti. Anche se in un dato luogo la percezione di un PAESAGGIO varia nel tempo delle epoche storiche in relazione alle modificazioni e ai cambiamento della sensibilità, in ogni momento e per ogni persona esso è, come si diceva, concetto fermo come in una fotografia. Questo rende la fusione tra componente naturale e antropico ancora più stretta e inestricabile. Un luogo fisico appare per come è stato modificato lungo il corso di millenni da eventi sia naturali che culturali. Catastrofi telluriche e lente erosioni gli hanno dato un volto così come le modificazioni antropiche che si sono succedute. Dal punto di vista della genesi storica non c’è alcuna differenza tra una frana che ha sbarrato una valle e una diga, tra una scogliera rocciosa e l’abitato che vi si è insediato alla sommità. 

Per chi progetta in un luogo definito tutte le forme fisiche sono naturali, costituiscono a pari titolo preesistenze del momento e dell’azione attuale: e vengono assunte come condizioni del contesto in cui operare nel presente. Il profilo di una collina, l’estensione di una valle, come lo skyline di un centro urbano o la tessitura di un borgo storico entrano come materiali di pari valore nel patrimonio generale di forme che il progettista usa  nella sua opera. 

Dal continuum naturale vengono estrapolati alcuni caratteri capaci di produrre nuove conoscenze e emozioni. In questa operazione è il paesaggio stesso che viene reso architettura, ossia gli vengono riconosciute quelle caratteristiche che producono in chi lo abita conoscenze ed emozioni ben individuate.

Così avviene la trasformazione della forma naturale in oggetto culturale: la trasformazione deriva dalla intenzionalità della scelte, che a sua volta proviene dal riconoscere quella forma (naturale) adatta a essere riproposta e far parte del contesto  storico della contemporaneità e ad interferire con essa. 

Più in generale un luogo fisico, sia esso vergine o antropizzato rimane naturale finché non viene riproposto (con un progetto architettonico, ma anche in un’opera pittorica, letteraria o musicale )  nella visione generale del contemporaneo: allora diviene PAESAGGIO, oggetto culturale. Per il progettista la complementarietà tra PAESAGGIO e architettura non è solamente un rapporto che si instaura tra l’opera e l’intorno nella quale è immersa. Non si tratta solamente di un rapporto figura-sfondo ma la relazione si stabilisce nel processo stesso della progettazione: L’architettura che ne nasce si origina come metafora di quel paesaggio.

 

 

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